IL MIO CV ARTISTICO

© Alessandro Bares, 2019

Sono nato a Como nel 1970.
La mia vita come musicista si può dividere in tre fasi molto nette:

Prima della DF (fino ai 28 anni)

Ho compiuto i miei studi musicali al Conservatorio “G.Verdi” di Milano (violino moderno), al “Centre de Musique Ancienne” di Ginevra (violino barocco), alla “Scuola di Paleografia e Filologia Musicale” di Cremona (musicologia) e come autodidatta (pianoforte).

Ho “tentato la sorte” in qualità di violinista barocco, che in quel momento era ciò che mi appassionava di più.

La mia carriera non è mai stata davvero brillante, ma qualche piccola soddisfazione sono riuscito a togliermela: nel 1991 e 1992 ho partecipato, anche in qualità di spalla dei secondi violini, alle tournées in giro per il mondo della “Orchestra Barocca della Unione Europea”.

Negli anni successivi ho fondato e sono stato primo violino e/o direttore di una certo numero di ensembles specializzati nell’esecuzioni con strumenti antichi della musica barocca, classica e romantica, soprattutto in Italia ed in Francia.

Per il mio atteggiamento un po’ “integralista” ero più ben visto in certi ambienti che in altri, ma molti colleghi mi rispettavano e mi consideravano un esperto. Ho sempre avuto un po’ di difficoltà ad affrontare i compromessi.

Probabilmente i nomi dei gruppi che avevo fondato o con cui collaboravo non diranno nulla al lettore, poiché si trattava di gruppi in cui la ricerca prevaleva sull’aspetto del marketing, e tutti ebbero una vita relativamente breve: “Il viaggio musicale” (musica del Seicento), ensemble “Werther” (musica classica e proto-romantica), ensemble “Hamadryade” e ensemble “Armonico cimento” (musica barocca), i quartetti d’archi “Linus” e “Myslivecek” (repertorio da Tartini a Dvorak con strumenti antichi) e molti altri.

In mezzo ai moltissimi momenti di felicità e soddisfazione professionale si infilarono, però, anche momenti di critica molto aspra.

Ne ricordo uno in particolare nel quale, in seguito ad una mia opinione negativa sulla registrazione di un gruppo italiano, un collega olandese mi si avvicinò apostrofandomi: “Invece di parlar male dei tuoi connazionali, impara a suonare il violino!”

Quella critica mi fece molto male, ovviamente! Ma la parte peggiore fu che il tarlo che già avevo dentro, relativo alle mie capacità tecniche, si alimentava sempre di più, finché, verso i 25 anni, decisi di “prendere il toro per le corna”.

Iniziai a pensare che sì era molto importante sapere in che repertorio i trilli si dovessero fare dalla nota superiore e quali dalla nota reale, che sì era importante sapere tutto sulla messa di voce e sui mille tipi di vibrato, che sì era giusto insistere a cercare di suonare la musica barocca senza le anacronistiche spalliera e mentoniera etc. Ma che alla fine di tutto bisognava coniugare tutto ciò ad una tecnica ineccepibile. Incombeva su tutti noi il pregiudizio (non del tutto immotivato, iniziai a pensare) che i violinisti barocchi erano quelli che sul violino moderno erano un po’ scarsi.

Così iniziai a “fare sul serio”, con i mezzi che avevo, cioè quelli dell’insegnamento tradizionale.

Dal momento che non volevo rinunciare alle mie acquisizioni da “filologo” mi misi a fare il “virtuoso” con gli strumenti storicamente corretti.

Fu così che preparai il mio diploma di violino moderno (avevo lasciato il Conservatorio un anno prima di diplomarmi) come se dovessi scrivere l’enciclopedia storica del violino, e mi presentai all’esame da privatista suonando le sonate di Bach e le due sonate “antiche” con violino e arco barocco, i capricci di Paganini ed il concerto di Viotti con corde in budello e arco classico ed il concerto di Hindemith con violino ed arco moderno.

Ebbi la fortuna che la commissione apprezzò il mio sforzo, o quantomeno non penalizzò le mie scelte, ed ebbi un voto mediocre che ben rappresentava la mediocrità delle mie esecuzioni (con un bel 9.50 nelle sonate antiche, ed un bel 5.50 nei capricci di Paganini).

Non ne ho la certezza scientifica, ma sono convinto che il mio atteggiamento di “non ho paura di niente” abbia posto seriamente le basi per le difficoltà che stavano per iniziare a caratterizzare il resto della mia vita.

Avevo però imparato che per superare una difficoltà bisogna affrontarla e lavorare sodo. E così feci: ogni occasione era buona per affrontare pezzi difficili. Poco a poco, così mi avevano insegnato, i pezzi difficili sembrano meno difficili, e così quelli facili appaiono facilissimi e possiamo suonarli senza problemi. Mi accorsi molto più tardi del fatto che questa era una strada senza ritorno.

Comparsa e studio della Distonia Focale (dai 28 ai 45 anni)

Arriviamo così alla soglia dei miei trenta anni.

Nella mia testa la mia vita è indirizzata verso la professione del violinista barocco. I miei sogni di fare il solista già sono nettamente ridimensionati, ma l’idea di far parte di qualche gruppo importante specializzato nella musica barocca con il quale avrei girato il mondo mi sembrava un’ottima prospettiva.

Ebbi molta fortuna in questo: fui invitato a collaborare in maniera abbastanza stabile con due gruppi che, in maniera molto diversa, potevano dare un significato ai miei sforzi nell’ambito della musica barocca. Si trattava di “Europa Galante” del celeberrimo violinista Fabio Biondi, e del “Complesso Barocco” diretto dal celebre musicologo e cembalista Alan Curtis.

Le sessioni di prove, le tournées e le registrazioni erano molto pesanti, ma pensavo che come tutti dovevo un po’ “stringere i denti” ed andare avanti. In fondo, pensavo, che lavoro potrebbe essere migliore che girare il mondo facendo bella musica ad un livello così alto?

Il mio anulare sinistro, però, aveva un’altra opinione. Ed iniziai ad avere la più tipica paura di chi è colpito dalla DF, cioè la paura di “farmi scoprire”.

Così, in maniera inizialmente un po’ blanda, iniziai a frequentare medici, guaritori, omeopati, operatori di varie discipline.

L’importante era “non farsi scoprire”, soprattutto dopo che una frase incauta confidata ad un collega di un gruppo (non fra quelli menzionati) aveva provocato l’interruzione degli inviti da parte di quel gruppo. Nessuno mi ha mai detto: “Siccome hai la Distonia non ti chiamiamo più”. Ma la coincidenza della mia confidenza con l’interruzione degli inviti mi è sempre sembrata molto palese.

Intorno ai 30 anni sentii parlare di Distonia Focale per la prima volta, e vidi il mio futuro oscurarsi progressivamente.
In quell’epoca circolava la voce che si trattasse di una malattia degenerativa (non so bene se dei muscoli o dei tendini) e quindi era una specie di condanna definitiva.

Nei successivi quindici anni impostai la mia vita artistica su due fronti: cercare di guarire dalla DF e crearmi delle alternative che mi permettessero di utilizzare le mie conoscenze musicali professionalmente.

Fu così che nel 1999 inaugurai la casa editrice Musedita, specializzata nella musica barocca, di cui sono tuttora titolare. Nel 2001 iniziai a prendere lezioni di canto lirico con un celebre maestro russo (5 anni dopo mi diplomai da privatista al conservatorio di Piacenza).

Un po’ più tardi riscoprii la mia passione per la direzione d’orchestra: presi privatamente lezioni di direzione e cercai di fondare varie realtà nel campo della musica sinfonica e lirica (“Compagnia lirica di Milano”, “Orchestra Sinfonica Giovanile Aleramica”, “Orchestra Alessandro Volta”), con i risultati che ci si può aspettare per attività così costose all’epoca dell’inizio della crisi economica del 2008. Nonostante tutto, però, ebbi la possibilità di dirigere opere belle ed importanti come “Don Giovanni”, “Falstaff”, “Il barbiere di Siviglia”, “L’elisir d’amore”.

Mi consideravo un buon direttore, ma mi mancava l’aspetto del marketing. E così dovetti lasciar perdere.

Nel frattempo i miei tentativi di trovare qualcuno che mi aiutasse a guarire dalla mia “maledizione” proseguivano, con momenti di entusiasmo e tremendi tonfi di depressione. La mia storia relativamente ad alcuni di questi tentativi la trovate in questo video.

Risoluzione della Distonia Focale (dopo i 45 anni)

Siamo intorno ai miei 45 anni.

La mia principale attività è quella della casa editrice, ma i guadagni non sono sufficienti per vivere solo di questo. Così faccio domanda per essere ammesso in graduatoria come insegnante di violino alle scuole medie. Per tre anni ho la fortuna di essere chiamato come insegnante (di sostegno, non di violino, ma non importa: ho bisogno di lavorare).

Soprattutto ho la fortuna di incontrare le persone che mi aiuteranno ad uscire dalla DF: Elmar Abram ed Andrea Meynardi.

Da loro imparerò molto di quello che mi servirà per affrontare il mio “mostro”, ricominciare a suonare il violino ed il pianoforte, e, soprattutto, ad intraprendere una nuova attività: quella di aiutare i musicisti ad uscire dalla DF.

Nel frattempo ho parzialmente ricominciato la mia attività concertistica, soprattutto in America Centrale, dove sono vissuto per un anno e mezzo per ragioni personali. Ho ricominciato dal violino moderno, perché il violino barocco mi è sembrato un po’ troppo difficile per ricominciare dopo tanto tempo.

Come violinista ho eseguito in pubblico il concerto per due violini di Bach, la sonata di Franck, l’op.80 di Prokofiev, l’op.105 di Schumann, la sonata in do di Hindemith, la sonata per due violini e pianoforte di Milhaud, la sonatina per due violini di Honegger e molti altri pezzi di musica da camera.

Laggiù ho anche montato un gruppo specializzato nella musica barocca con strumenti antichi. Ed è lì che ho ripreso con il violino barocco.

Come pianista ho eseguito sonate e musica da camera varia di Brahms, Beethoven, Rodrigo, Milhaud, Manukyan, de Falla e molti altri.

Non posso dire che la mia carriera sia ripresa, perché dopo molti anni è difficile tornare “nel giro”. Devi dimostrare a tutti che sei davvero “guarito”.

Ora mi tocca il duro lavoro di “farmi vedere”, anche se alcuni segni della DF continuano a rimanere nel mio modo di suonare. Però posso affrontare tutto il repertorio (ragionevole!) sia con il pianoforte sia con il violino.

Fra le cose che più mi danno soddisfazione della mia esperienza, c’è il fatto che sono diventato un insegnante eccezionale: quando vedo un allievo (meglio se adolescente o adulto, con i bambini il discorso è diverso) posso fare lo “screening” di ogni suo movimento, ed aiutarlo a superare ogni genere di difficoltà, con miglioramenti molto grandi nella tecnica.